15 maggio 2012

Dell'essere discriminati e del discriminare



Tutte queste cose io le so, non perché abbia, letto, studiato, ipotizzato astrattamente, ma perché le sento, con un empirismo del dolore continuo e ininterrotto, ininterrompibile, a me sembra. Ogni volta che mi alzo sotto il giogo del mio corpo, credi non senta cigolare le ossa? Che non tema di vedere cedere il dolmen, crollare il gigante dai piedi d'argilla? O che non percepisca il cuore rincorrermi, a balzi, come un cane troppo esausto per tenere il ritmo del padrone? Forse che ignoro il fatto che anche la risata più veloce mi lascia ora con il fiato accorciato? No, non ignoro nulla della macabra messinscena della mia fisicità compromessa. Eppure non so risolvermi a fare qualcosa.

1 commento:

  1. Sono parole così pure, così profonde, così intrise di significato che ti giuro, mi hanno fatto venire la pelle d'oca.

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